Innovazione energetica, il report I-Com su efficienza energetica e start up

I risultati del rapporto I-Com sull’innovazione energetica: investimenti e start up i nodi centrali.

Innovazione energetica, il report I-Com su efficienza energetica e start up

Quando cerchiamo dei modi per risparmiare sul costo di luce e gas, magari confrontando le diverse tariffe sui comparatori online, oppure scegliendo elettrodomestici più efficienti, o ancora dotandosi di impianti di energia rinnovabile, raramente pensiamo al mondo che gravita attorno a queste tecnologie.

Il mondo dell'energia, infatti, non è fatto solo di tariffe e bollette, ma anche e soprattutto di innovazione e ricerca: un tema che non dovremmo mai dimentica quando confrontiamo le offerte di Enel con quelle di Illumia, Sorgenia e così via, anche perché incide direttamente sulla nostra bolletta.

L'I-Com, Istituto per la Competitività, ogni anno indaga sullo stato dell'innovazione energetica italiana: quest'anno, arrivati alla sesta edizione del rapporto, il rapporto ha cambiato veste si articola in una survey, tuttora in corso, sulle imprese impegnate nella ricerca e in un sondaggio che raccoglie le opinioni dei consumatori sull'innovazione energetica.

Ad illustrare il rapporto, durante il convegno "Rinnovo istituzioni Ue, semestre di presidenza e Horizon 2020", è Franco D'Amore, Vicediretto I-Com e Direttore dell'area Energia. Gli investimenti nella ricerca e nello sviluppo hanno visto un incremento nel periodo tra il 2011 e il 2012, ma non nell'area energia, dove sono rimasti sostanzialmente invariati.

In particolare, i paesi che hanno maggiormente investito nell'innovazione sono Cina e Stati Uniti. Nell'Unione Europea, l'Italia è il fanalino di coda per mole di investimenti: è infatti il Paese dopo la Spagna ad aver investito meno nella ricerca.

Per quanto riguarda le pubblicazioni scientifiche, il primato del 2013 spetta agli Stati Uniti, seguiti da Cina e Gran Bretagna. L'Italia mantiene invariato il numero di pubblicazioni, ma scende dal quinto al sesto posto nella classifica generale. Se però analizziamo i settori della ricerca sulle smart grid e sul fotovoltaico, il nostro Paese si attesta ai primi posti per numero e qualità delle pubblicazioni.

Un punto dolente del rapporto sono le richieste di brevetti registrate nel nostro Paese, che rappresentano solo lo 0,4% delle domande globali. Segno evidente di una difficoltà nel trasformare i risultati delle ricerche in vere e proprie tecnologie da introdurre nel mercato. Le tecnologie più brevettate, comunque, sono quelle relative allo storage, al fotovoltaico e all'eolico.

I-Com, in collaborazione con Rse, ha poi somministrato un questionario a 945 imprese italiane per capire quali siano i bisogni e i tratti distintivi di queste aziende. I dati mostrano come le aziende preferiscano sviluppare, più che singole tecnologie, integrazioni di sistema attraverso progetti in-house, senza la richiesta di brevetto. Il 60% di queste aziende collabora con università e enti di ricerca statali.

Tra le esigenze primarie delle aziende del settore energetico c'è senza dubbio la sburocratizzazione e la rimozione degli ostacoli per l'accesso a fonti pubbliche di finanziamento. Inoltre, si auspica l'attivazione di fondi per la realizzazione di progetti di ricerca, mentre sono di numero inferiore le aziende che preferirebbero sgravi fiscali.

Veniamo ora alle start up del settore energetico: l'I-Com, elaborando i dati InfoCamere, ha rilevato la presenza di 368 start up energetiche su un totale di 1941: sono quindi circa il 20% del totale.

Infine, i risultati del sondaggio sulle opinioni degli italiani in tema di efficienza energetica: l'energia, dopo la sanità, è il settore nel quale, secondo i cittadini, dovrebbero maggiormente concentrarsi gli investimenti pubblici. In particolare, mentre gli uomini danno maggior rilevanza alla ricerca energetica, le donne attribuiscono più importanza alla sanità. Per la maggior parte degli intervistati, sono le istituzioni pubbliche, in particolare l'Unione Europea e lo Stato, a doversi far carico di questi finanziamenti. La maggior parte degli italiani, infine, vorrebbe che gli investimenti fossero finanziamenti attraverso la fiscalità generale e non, come avviene tuttora, attraverso una voce in bolletta.

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